Anime simili, fogli di carta, parole alla rinfusa si uniscono dettate dall’armonia interiore. Danno vita ai pensieri, ai sogni, alla voglia di libertà.
Anime simili, fogli di carta, parole alla rinfusa si uniscono dettate dall’armonia interiore. Danno vita ai pensieri, ai sogni, alla voglia di libertà.

UN ATTO DI CORAGGIO (racconto di Mauro Montalto)

1943  l’Italia é in guerra  gli eventi lentamente precipitano verso l’epilogo che tutti conosciamo.

In un tranquillo paese dell’Oltre Po  Pavese, esattamente a Verrua Po quella mattina di maggio Orazio e il figlio Antonio dopo aver accudito il  poco bestiame rimasto ormai nella stalla , si preparano con le rispettive falci a raggiungere l’argine posto nella frazione della Musanta in direzione di Mezzanino per tagliare l’erba medica.

Giunti sul posto Orazio si mette a tagliare il lato  verso la strada, mentre Antonio comincia a falciare  lungo la riva del fossato. L’aria é fresca ma il sole comincia ad alzarsi alto nel cielo preannunciando l’inizio di una calda giornata.
Padre e figlio lavorano di buona lena scambiando ogni tanto qualche parola, quando ad un tratto  l’attenzione di Antonio é attirata da un’ombra  tra i cespugli sottostanti. Pensando fosse un animale Antonio si avvicina con attenzione e si accorge  invece che tra i cespugli si stava nascondendo un uomo

Magro impaurito e con la divisa  dell’esercito italiano stracciata

_chi sei? Disse vieni fuori

-non farmi del male ti prego rispose l’uomo, non denunciarmi , ti prego aiutami.

Nel frattempo Orazio  raggiunse il figlio

_Cosa succede Antonio?

_Un soldato papà  nascosto nel fosso

_ ehi tu! Vieni fuori gridò imperiosamente Orazio. A quel punto il soldato  usci dal nascondiglio, era un ragazzo poco più che ventenne

_chi sei ? chiese Orazio

_sono un soldato della brigata Ariete, tutto il mio reparto é stato fatto prigioniero dai  tedeschi, io sono riuscito a scappare dal campo  provvisorio di prigionia di Broni prima di salire sul treno che ci avrebbe portato in Germania, per favore non denunciatemi  voglio tornare a casa, ho saputo che devo attraversare il Po per avere qualche possibilità di salvarmi

_ se prosegui su questa strada vai in bocca ai tedeschi della Gestapo  che controllano il ponte Della Becca

Disse Orazio, da dove vieni? E come ti chiami?

_Vengo da un paese vicino a Biella mi chiamo Giulio

_ sai usare la falce?

_ Bene direi, sono figlio di agricoltori, mio padre possiede una cascina con terra e bestiame

-molto bene replico Orazio, togliti la giacca, tu Antonio dagli la camicia e vai a casa, avvisa la mamma e le tue sorelle di stare pronte che io arrivo dopo .Detto fatto Antonio diede la sua falce a Giulio e tagliando per i campi corse verso casa.

_allora Giulio  riprese Orazio, ascolta bene ciò che ti dico, tu sei sordo-muto e non capisci, per tutti sei un bracciante che ho preso al mio servizio siamo d’accordo? Tu non parlare mai, ora prendi la falce e comincia a tagliare.

E cosi fece, Giulio era davvero bravo e usava la falce come pochi sapevano fare. Di li a poco mentre i due stavano lavorando ecco che all’orizzonte  si delineò un mezzo militare tedesco che si avvicinava velocemente.

In un attimo  il mezzo raggiunse i due uomini, si fermò sul ciglio della strada , la portiera si apri e scese un ufficiale tedesco con due militari

-buon giorno  esclamò in perfetto italiano

-buon giorno rispose Orazio, cosa desidera?

-avete visto passare un soldato  da queste parti?

-un soldato? Rispose meravigliato Orazio, direi di no. Noi siamo qui da questa  mattina a lavorare e non abbiamo visto nessuno

-sicuro? Replicò l’ufficiale

-io dico sempre la verità

– chi é quell’uomo con te?

– chi quello? E’ un bracciante sordomuto al mio servizio, é mezzo scemo non capisce quasi nulla

– stai molto attento riprese l’ufficiale se scopro che mi hai preso in giro, ti trovo, e ammazzo te e la tua famiglia

– vedi di non venire da  solo allora ma con molti uomini, perché sei fai del male alla mia famiglia

Io ti taglio la gola con le mie mani

-come osi!? Intervenne un soldato puntando il mitra al petto di Orazio

-lascia perdere  soldato    riprese l’ufficiale, hai molto fegato per essere un contadino

– ho combattuto sul Carso e sul Piave durante la prima guerra, gente come te non mi fa paura

-bene é quel che vedremo concluse l’ufficiale tedesco, detto ciò rimontò sulla camionetta sparendo

Ben presto in direzione di Mezzanino.

_bene ,disse Orazio rivolgendosi a Giulio é ora di levarci da qui andiamo a casa

Arrivati a casa, Orazio prese la bicicletta  e andò in paese  dal parroco .

Don Parise era un prete   coraggioso, aveva già avuto diversi guai con i tedeschi, ma era sempre riuscito a cavarsela. Orazio in breve mise al corrente il religioso dell’accaduto, il quale decise di fare cosi:

-avviserò il parroco  del  paese del ragazzo pregandolo di avvisare la famiglia che la propria figlia Giulia é al  tuo servizio come  cameriera

Ottimo disse Orazio cosi non desteremo sospetti.

Giulio visse a casa di Orazio fino alla fine della guerra e finalmente una domenica di giugno del 1946 poté riunirsi alla sua famiglia grazie al coraggio di Orazio.

 

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